Il 21 febbraio 2023, la Commissione europea ha presentato il suo atteso pacchetto politico per il settore ittico europeo composto da 4 documenti principali: 1) una valutazione della politica comune della pesca; 2) una valutazione dell’organizzazione comune dei mercati dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura; 3) un piano d’azione per la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente; e 4) una strategia per la transizione energetica del settore della pesca dell’UE. Nella sua analisi approfondita, la Commissione cerca di evidenziare le aree in cui è necessario intervenire maggiormente o in cui la situazione attuale richiede maggiore attenzione, al fine di trarre conclusioni politiche e preparare proposte legislative in una fase successiva. In seguito all’uscita delle nuove misure, Europêche ha pubblicato un articolo online per commentare quanto pubblicato dalla Commissione. Federpesca vuole di seguito riportare una sintesi dell’articolo, condividendo quanto affermato.

Secondo l’articolo, il presidente di Europêche, Javier Garat, ha apprezzato lo sforzo compiuto dalla Commissione europea nell’analizzare i risultati, l’efficacia e le lacune delle principali politiche della pesca dell’UE. Tuttavia, ha anche dichiarato: “Alla luce degli enormi sviluppi degli ultimi anni, le priorità e gli strumenti dell’attuale Pcp sono obsoleti. È stata progettata per uno scenario precedente alla pandemia di Covid, alla crisi energetica, alla Brexit e al recupero degli stock ittici dell’Ue. Una migliore attuazione di norme obsolete non è un’opzione, una revisione è d’obbligo”.

Per quanto riguarda le principali tendenze della pesca – continua l’articolo di Europêche – l’Ue è sempre più dipendente dai prodotti ittici importati dai Paesi terzi (70% del consumo totale di prodotti ittici dell’UE), mentre riduce la propria capacità di pesca e perde l’accesso alle zone di pesca nei Paesi terzi. Garat ha commentato: “Prima di avviare piani d’azione che riducano ulteriormente la produzione ittica dell’Ue, l’Ue deve avere una visione strategica sulla futura governance e gestione degli oceani”. “Ricordiamo al Commissario il suo impegno a mantenere un equilibrio tra i tre pilastri della sostenibilità, non solo la dimensione biologica, e ad affrontare le lacune della dimensione sociale della Pcp. Ci saremmo aspettati un’azione forte per sviluppare le politiche della pesca in questa direzione, come la ridefinizione della capacità di pesca per consentire il miglioramento delle condizioni di lavoro, della sicurezza e dell’efficienza energetica.”

Garat ha concluso: “Nella pesca siamo arrivati a un punto in cui la protezione è sinonimo di esclusione. Dobbiamo cercare di rendere la protezione dell’ambiente compatibile con l’attività umana e in particolare con la tanto necessaria produzione di cibo (marino). Cercare di trasformare i nostri mari in santuari marini costerebbe al mondo molto più in termini di deforestazione e perdita di biodiversità che di pesca. I frutti di mare sono la fonte di proteine più sana ed ecologica del pianeta. Per questo motivo, Europêche sottoscrive pienamente le critiche formulate dall’Alleanza europea per la pesca a strascico (EBFA) in merito all’obiettivo di eliminare gradualmente gli attrezzi da pesca di fondo, nell’ambito del prossimo piano d’azione”.

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